Lizzani nell’agosto del 1980 si esprimeva così: “il panorama di opere italiane si presentava ricco e stimolante, bisognava dare testimonianza di questo fenomeno attraverso un processo selettivo a maglie più larghe e con limiti e tolleranze più ampie. La cinematografia di un paese si giudica (specialmente in certe fasi di crisi o di crescita) da un quadro più globale di quanto possono dare i pochi film che il festival può mostrare nelle sezioni già esistenti.” Ci sono parole più attuali di queste?
Nelle edizioni seguenti a quella del 1980, l’esperienza di Controcampo italiano si è diluita in diverse sezioni, però da quest’anno torna con forza l’occhio sul cinema italiano. “Controcampo italiano – dichiara il direttore Müller e il suo Comitato di Selezione - dovrà dirci di più sullo stato di salute del nostro cinema. Nemmeno potrà riuscire, naturalmente, a dare un quadro esaustivo di tutto il nostro panorama produttivo. Però ci offrirà testimonianze interessanti, stimolerà discussioni e contribuirà ad allargare notevolmente il discorso globale sul cinema che la Biennale sta cercando di portare avanti.”

A.B.

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