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•• 11.06.06 ••
Josh's Trees in anteprima al Biografilm Festival

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Si è tenuta ieri sera presso le sale del Cinema Lumière la proiezione del film documentario Josh' trees di Peter Entell. Il film nasce da un'amicizia, quella del regista con Josh Hanig. Quando a Josh viene diagnosticato un tumore al pancreas, capisce che suo figlio Marshall di un anno non saprà nulla di suo padre. Josh chiede a tutti i suoi più cari amici di essere presenti nella vita del figlio, di aiutarlo a capire, e principalmente a sapere, chi era suo padre.
Biografilm è un festival dedicato alle vite, alle storie di uomini che per non sprofondare nell'oblio vengono ricordati/commemorati per la loro arte, le azioni e i pensieri. In questo caso si cerca di tenere in vita principalmente la memoria di un uomo nel suo essere padre, custodendo per un figlio, ancora troppo piccolo, il suo stesso simulacro impregnato di piccoli gesti fondamentali.

L'argomento discusso impone di prestare attenzione agli aspetti psicologici, e sembra dovuto quindi sottolineare l'importanza che queste immagini potranno assumere per Marshall nel lungo e introspettivo processo dell'elaborazione del lutto paterno. Le immagini di Josh che gioca con lui facendolo ridere, i film stessi realizzati dal padre, fino al culmine massimo del funerale, saranno molto utili nel momento in cui la fame di notizie e di informazioni lacereranno le viscere del figlio.
Le migliori risposte agli infiniti dubbi e alle molteplici curiosità giungeranno proprio da quelle immagini, restituendogli, in parte, quel diritto all'interpretazione del quale altrimenti si ritroverebbe privato. Spesso, infatti, i defunti vengono mitizzati dai vivi, i quali costruiscono loro attorno un'aurea di perfezione tale da confondere un bambino, o quantomeno esulano dal fornirgli una descrizione umana del genitore. Entell quindi si guarda bene dal fare del padre un superuomo, e cerca invece di ritrarlo nella sua normalità, dando spazio e rilievo alle azioni del vivere quotidiano, ai rutti provocati da una bibita gasata, come anche i dubbi di una persona fondamentalmente insicura.
Se questo per certi versi può essere considerato il sentimento che muove la prima parte del film, altro discorso è necessario per il secondo blocco ipotetico in cui esso può essere diviso. Marshall ha già cinque anni, e con la goliardia di un bambino si avvicina curiosamente alla vita del padre, alle storie dei suoi genitori, a ciò che ha contribuito alla costruzione del suo piccolo mondo. Anche qui Entell, ritrae un bimbo che lentamente si accosta all'epicentro di quello che un giorno diverrà un terremoto, donando la possibilità a quell'io di appena cinque anni, che un giorno sarà adulto, di ripercorrere le tappe che hanno caratterizzato la difficile convivenza con un'assenza profonda, lacerante.
Entell prova a rispondere a quei tanti "perchè" che si annideranno di là a pochi anni nella testa del ragazzo, non a tutti certamente, ed in maniera soggettiva soprattutto. Si propone però come specchio di quella presa di coscienza raggiunta da Josh dopo tanti anni, riuscire a capire che nella loro famiglia dire ti voglio bene era un atto faticoso e quasi sempre scansato a causa del troppo dolore.
Al piccolo Marshall questo grande regalo, a noi la possibilità di vedere quello che in fondo è un puro atto di amicizia e di amore.
V.B.

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