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•• 23.02.04 ••
TTV Festival


Dal 3 al 14 marzo a Bologna si svolgera la prima parte del TTV Festival - Performing Arts on Screen. Lo storico festival riccionese si è sdoppiato, portando le proprie sezioni internazionali sotto le due torri. Ne abbiamo parlato con Fabio Bruschi, il direttore del TTV - Festival.



Dal 3 al 14 marzo a Bologna si svolgerà la sezione internazionale del TTV Festival, diviso in quattro sezioni. Ci parli del festival e del filo conduttore che unisce le sezioni?



L'unico filo conduttore sta nel fatto che in tutto cio che si vedrà è legato alla scena, dopodichè c'è una grandissima variazione interna. Non c'è un vero e proprio tema, semplicemente noi stiamo attenti a quello che va a finire sullo schermo avendo una più o meno una lontana origine di carattere teatrale.

Noi ci occupiamo del rapporto tra teatro, video e televisione. Nell'acronomio originario, ideato da Franco Quadri TTV stava per teatro, televisione, video, dove La televisione va intesa come soggetto produttore, non dobbiamo, insomma, immaginare di vedere delle immaginette piccole in scatoline anguste. Una delle fonti del TTV Festival la televisione, che spesso e volentieri, anche ai giorni nostri, commissiona film che poi vanno su altri schermi, si veda da ultimo proprio il caso italiano della Meglio Giovent? di Giordana. La V di video invece va intesa come il terreno della produzione indipendente, della video arte, delle contaminazioni tra le diverse arti.


Come mai la sezione internazionale si spostata da Riccione a Bologna?



Lo spostamento a Bologna derive essenzialmente dal fatto che mentre Riccione piena di ombrelloni, Bologna piena di studenti, associazioni culturali, teatri comunali, dipartimenti della musica e dello spettacolo, accademia di belle arti, gallerie di arte contemporanea, centri sociali e chi pi? ne ha pi? ne metta. Insomma, mi sono rifatto al famoso detto della montagna e di Maometto.




E quest'anno vi occpuate anche di radio.



Esatto, non per la primissima volta, ma una cosa che facciamo abbastanza di rado. Giuseppe Di Leva, mi parlava gi da parecchio tempo della mostra dedicata a Marconi e visto che il TTV Festival si sempre posizionate, da circa vent'anni che non pocchissimo, tra i media da un lato e le arti scenica dall'altro, ci sembrato un'occasione molto buona per entrare a Bologna, facendo un programma coerente con lo spirito della mostra e con gli altri programmi di Di Leva. E mi sembra che con il progetto Scarlini, la campionatura di 15 opere commissionate e trasmesse dalle radio, ci siamo riusciti. L'aspetto che vorrei sottolineare che si sono scelte opere commissionate dalle radio.



Per la sezione internazionale collaborate molto con la BBC e la ZDF. Come sono nate e sviluppate queste collaborazioni?


Fino dal 1985 quando nato il TTV Festival, fondato da Franco Quadri la BBC sempre stata un punto di rifferimento, come uno dei maggiori produttori e distributori del settore di cui ci occupiamo. La BBC ci interessa anche come rete generalista di qualit, non una rete di nichia, deve servire qualche decina di milioni di spettatori solo in Gran Bretagna oltre quelli che la captano da fuori.

Per quando riguarda la ZDF, il secondo canale pubblico tedesco, stato un contatto pi? recente. In realt si tratta di una collaborazione con ZDF TheaterKanal, il canale digitale dedicato al teatro. In questo caso siamo di fronte al campo dei canali digitali monotematici specializati, che hanno magari un pubblico di poche centinaia di migliaia di persone, che vanno li proprio perch vogliono vedere quel particolare tipo di programmazione. Quindi in realt cerchiamo di fare anche un confronto tra diversi tipi di produzione e distribuzione televisiva.



Qual' invece la situazione delle televisione italiana?



Ad oggi l'unica serie di trasmissioni che sia continuativa, di mia conoscenza, quella di Palcoscenico, della seconda rete Rai, che sabato attorno a mezzanotte trasmette programmi a base di teatro. A volte sono soltanto serate pi? o meno riuscite di cabaret. A volte, come nelle ultime settimane, si tratta di montaggi molto belli tratti dagli archivi che documentano gli anni d'oro della Rai, su personaggi come Gino Bramieri o Giustino Durani. A volte fa produzione originali: poche settimane fa abbiamo potuto vedere sulla seconda rete rai Fabrica di Ascanio Celestini, che uno dei due tre fenomeni del teatro italiano degli ultimi anni.



La televisione ha in qualche modo modificato le arti sceniche?



Assolutamente si, si potrebbe ripetere in modo pi? amplificato quello che dicevo prima sulla Radio, che non si limitata a trasmettere musica preesistente, la radio ha commissionato e influenzato la musica, sia colta che non. La televisione ha fatto la stessa cosa. La televisione cambia il panorama nel quale tutti noi, spettatori e non, viviamo. Anche generi come il videoteatro sono stai moltissimo influenzati dall'esistenza delle televisione, la quale ha influenzato la scena in molti modi e a distanze variabili, ma ha avuto un influenza decisiva.



Ed una strada a doppio senso di marcia?



Esattamente, perch ci sono anche cose che arrivano dal teatro. Per esempio in Italia sono cinque anni che c' una notevole affermazione del teatro del racconto: Marco Paolini e il Vajont, o Ascanio Celestini e il suo Fabrica, Davide Nia e il mitico Italia Brasile 3 - 2. Per ragioni materiali, io con una camera posso riprendere molto meglio un attore, un monologo piuttosto che un azione complicata con pi? personaggi. E' chiaro che c' stato una retroazione anche dal teatro o da un certo tipo di teatro. Il risultato straordinario il risultato che ha avuto Paolini pochi anni fa con la diretta da Vajont, dove ha preso il 15% di share con quello che era uno spettacolo di origine teatrale. Uno spettacolo fino ad allora visto da poche migliaia di persone in alcune dozzine di teatrini per la penisola, mi sembra abbastanza indicativo.

E anche uscendo dallo specifico teatrale e per parlare di danza, abbiamo presentato, al TTV Festival, delle piccole partiture coreografiche per la telecamera che sono visibili solo dall'occhio ravvicinato, parcellizzato, indagatore della telecamera mentre non sarebbero per niente visibili da uno spettatore fisico nella sua poltrona che vede la scena.



E cosa verr mostrato invece a Riccione?



A Riccione ci sar soprattutto il teatro italiano, ma non esclusivamente quello. Alcune cose, non arrivate in tempo per Bologna le presenteremo a Riccione. Per, a Riccione andiamo soprattutto sul teatro italiano con due programmi principali. Il primo il nostro Concorso Italia che facciamo ogni due anni e che rivolto a videomaker, filmmaker, produttori italiani che lavorano e fanno video a partire da arti sceniche: teatro danza ma anche opere e arti contemporanee.

Il pezzo forte, poi, della parte riccionese del programma, dal 26 al 30 maggio, quello che abbiamo chiamato Expanded Theater, una tradizione del teatro italiano di ricerca e del teatro italiano d'arte ad avere una fortissima componente legata all'aspetto visuale o delle arti visuali e che si riflette anche sul video e sul cinema. Se pensiamo a gruppi come Motus o come Mask o come alla Societas Raffaello Sanzio e tanti altri, vediamo che tutti questi gruppi, i modi del tutto peculiari gli uni rispetto agli altri fanno interventi che riguardano l'interazione con film e video. Noi cerchiamo di mappare una tradzione del contemporeneo, che secondo noi esiste, del teatro italiano e a Riccione si potranno vedere veramente parecchie cose.


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